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Istituto Italiano di Cultura, Mosca, 2019
“Giovanni Mattio considera la pittura un colle mistico di amorevoli incontri e di rinnovate promesse, un approdo spirituale del rito giornaliero da atelier meneghino. Una pittura, la sua, di onde lunghe e silenziose, domiciliata nel luogo che ingloba l’accumulo materico del mestiere elettivo, tra liturgie laiche del presente e impronte indelebili di stagioni passate. Qui, tra risultati e tracce sparse, gli infiniti leopardiani diventano parola, frase, colore, testo pittorico… La creatura espositiva di Mattio viaggia negli oceani della conoscenza, sotto un cielo di stelle generose, lungo rotte che ognuno traccia interiormente.“ (Gianluca Marziani, Infiniti infiniti)

Palazzo Santa Croce, Cuneo, 2017
“Il racconto attraverso la materia, in cui si getta uno sguardo sullo stato delle cose nel loro divenire transitorio, avviene soprattutto attraverso una dimensione immersiva: è l’occhio che virtualmente si avvicina, o si allontana dal soggetto, che getta uno sguardo sul paesaggio nel suo insieme o affonda nella sua sostanza più magmatica con cui la materia racconta se stessa nella propria lenta ma continua metamorfosi, quasi un processo di trasformazione alchemica dei materiali…” (Luca Pietro Nicoletti, Le tavole del sole)

 

Galleria delle arti, Cremona, 2017
“Su queste terre il suo sguardo trascorre leggero, alto volteggia ad abbracciare arcipelaghi, coste, entroterra, mari, atmosfere, palazzi, ponti, scogliere e schiume d’acqua, si impregna di rocce, di verdi, di umori, di salso, di quarzi riscintillanti e ce ne riverbera sinestesie forti, di quelle che ti scendono nei precordi, fluide emozioni di un percorso in un tempo attonito, immobile.” (Giuseppe Possa, Gemme d’acqua)

 

Museo Diocesano, Milano, 2011
“La ricerca pittorica di Giovanni Mattio si avvale spesso anche di elementi plastici. Una sorta di pictoscultura che, grazie alla qualità cromatica, tende ad evidenziare il valore epifanico della natura, in cui l’artista cala valori anche di carattere simbolico.” (Paolo Biscottini, All’origine del sacro) ”Come in tutta la pittura che parte da un approccio informale, anche se ricondotta nell’alveo della figurazione, la sua ricerca si muove ai confini della rappresentazione, ricercando una pittura in cui il vero protagonista è lo stesso materiale di cui è costituita la pittura.” (Luca Pietro Nicoletti, Temi della materia)

 

Antico Palazzo di Città, Mondovì, 2009 
La Personale presenta un percorso equinoziale attraverso i quattro elementi naturali e articolato in tre sale: Equinozio, Austro e Favonio, Gea. “È l’incontro tra forze opposte prismatiche, fra dionisiaco e apollineo, contrastanti e proficue quindi: sono briciole di cielo azzurro, impeti di vento, meditazioni cromatiche di leggerezza, dove perdersi…” (Antonio D’Amico, Suggestioni cosmiche al di là del visibile) 

Galleria Gabriele Cappelletti, Milano, 2007 
“La Personale, accanto ad un nucleo di opere storiche contrassegnate dalla forte densità materica, da un metamorfismo dominante in cui la figurazione appare e scompare assorbita dal flusso mobile del tutto, propone un gruppo di lavori recenti imperniato sui quattro elementi della natura, ma, soprattutto, caratterizzato dalla esplosione della superficie canonica e dalla conseguente disgregazione in frammenti, scaglie, schegge di terra, di cielo, di mare.” (Antonio D’Amico, La memoria del locus)
 

Galleria Eclettica, Milano, 2006 

“Nell’itinerario artistico di Giovanni Mattio, Eros è sempre presente (nei cromatismi accesi, nella densità e tattilità della materia dei dipinti più informali, nella rappresentazione della natura, nella imponenza dei volti), mentre Afrodite compare puntualmente in ogni ciclo senza costituire il soggetto dominante e soprattutto senza mai disvelarsi e rivelarsi completamente come figura, bensì come presenza femminile.” (Anna Giemme, Eros e Afrodite)
 

Cascina Roma, S. Donato Milanese, 2006
“È il passato a ritornare, la classicità che riaffiora nelle opere di Giovanni Mattio. Sono, le sue grandi teste, di statuaria imponenza, fortemente plastiche a alte a misura d’uomo. Volti di titani, di giganti, di eroi che arrivano da un tempo remoto. Ma proprio per questa loro distanza, si ergono dinanzi a noi come epici emblemi del passato che rivive, ri-esiste come punto di riferimento necessario  per capirci e comprenderci.” (Giovanni Cerri, Ri-esistenze)

 

Cascina Grande, Rozzano, 2002 
"Ad apertura dell'ampia antologica, l'albero della pittura, una scultura che riproduce ingigantito uno stelo d'erba che attinge da un secchio di terra nera luccicante di mica e che culmina in tre grandi foglie rivestite di tela e oscillanti come aquiloni. Alle spalle, petali giganteschi che richiamano uno stormo di uccelli migratori. Di qui si diparte un percorso a ritroso nel tempo, a cominciare dai recenti dipinti su forme variamente sagomate, concave, ondulate, estroflesse. L'idea evocata è quella del pellegrinaggio: una sorta di oduseide, di argonautica, di diogeneide dai passi indagatori…" ( P. L. Senna, Di terra in terra) 


Università Bocconi, Milano, 2002 
"…le sagome, i volti, tutto appare sfuocato, come risucchiato o respinto nella ristretta gamma di colori che trattengono la luce, per una esuberanza primordiale, una caparbia sottrazione di senso come i buchi neri delle moderne cosmogonie astronomiche. Mattio riproduce ossessivamente un solo paesaggio, più vicino alla geologia che a un qualsiasi giardino romantico." ( B. Nacci, Terre promesse) 

Centro Incontri della Provincia, Cuneo, 2000 
"E di laggiù, dall'indistinto di quei fondi agresti, l'ombra che sappiamo viene avanti, curva, strascicando il passo. È lui il "Jan Pitadè" leggendario e più che mai vero! Il Giobbe biblico della condanna mai scontata!..." (S. Arneodo, Attesa senza tempo)

"I grigi e i neri, le terre e i verdi macerati e sofferti, i colori "consumati" da stesure e stratificazioni di sabbie e ceneri diventano gli attori di un dramma che, per essere messo in scena, necessita di toni bassi, di frasi proferite sottovoce, di intime confessioni sussurrate in una sacrale semioscurità." (G. Cerri, Ombre della terra) 

Torre Colombera, Gorla Maggiore (VA), 2000
“Per Mattio alfabeto del segno e ingrediente primevo sono le sabbie… La sua è una pittura di malvavischio e parietaria, è buiore di ombre di nubi di cieli spenti, è solarità lunare argentea e pellucida come medusa su cui affiorano, come angeliche muffe, come alghe, come muschi, forme, figure, profili.” (Cinzia Bollino Bossi, Metamorphica)

 

Controcorrente, Milano, 1999 
"Il sipario della superficie dipinta simula la persistenza di un fantasma del presente o della memoria: si tratti di un primordiale scenario cosmogonico, di un tetro od affocato interno, antinomico riflesso dei molteplici conflitti dell'io…" (G. Pre, Il mito della materia) 

Scarabeo, Milano,1995 
"Aquaveli: velature d'acqua, carezze di cellulosa, fremiti di mare, sbuffi d'arcobaleno, linfe della terra, vampe e carboni; la più tenue delle pitture diventa materia…" (P. L. Senna) 



Museo delle arti, Nocciano, 1995 
"Il nucleo di riferimento di Giovanni Mattio è la figura intesa come traccia, fantasma, volto indistinto intorno a cui cresce il disagio della materia pittorica… Il gesto sciamanico del pittore purifica ogni scoria possibile per cogliere nelle viscere della terra il volto dell'astratto…" (C. Cerritelli, In nome dell’astratto) 

GBARTE, Milano, 1993 
"Mattio è afflitto e affascinato dall'inerte e potente luminosità della materia, contro cui si batte per esserne vinto e… chino sul sicuro banco delle sue sabbie, delle polveri di mattone, della cenere dei suoi sigari, continua ad accostare natura e donna come dati di una logica combinatoria di cui conosce le infinite, sfuggenti variazioni." (B.Nacci, Scisti, Silenzi) 

Torre capitolare, Porto Venere, 1993 
"Queste pitture… ad uno sguardo iniziale si propongono come materia informaleggiante, ma non informe, giacché quella materia, come si avverte prolungando l'osservazione, entrando nel quadro, si offre nel suo prender forma, attraverso aggregazioni embrionali e poi sempre più definite. Mai, tuttavia, fino ad una precisazione che attenui questo essere e voler essere ancora materia originaria…" (L. Caramel, La materia, l'immagine) 

AeZ, Milano, 1992 
"Sia nei temi di natura che nelle figure, fortemente deformate e fervidamente reinventate, si riflette la torsione di una liricità tesa e come compressa, come febbrilmente trattenuta sul filo rischioso di un equilibrio che si esibisce tutto sull'espressione." (G. Seveso) 

Quadreria d'arte contemporanea, Cuneo, 1989 
"Il tema estorto alle narrazioni letterarie (Il mito, il mare) cresce, diventa colore e strutturazione di spazio, allusione di mondi." (G. Pintus) 

Galleria Cesarea, Genova, 1987
"L'erranza dei pianeti che vagano nel cielo acquista lo schema irregolare della danza, celebrazione voluttuosa entro la quale viene in essere…il perimetro illusorio di uno spazio incantato." (R. Cavallo)

Interarte, Milano, 1986
"Una intensa corrente neopagana percorre ed anima queste figurazioni." (R. Cavallo) 



 

Andromeda, 2008, polimaterico eresine su
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